


Non tutti sanno che le origini del vino sudafricano sono legate al nome di Jan Van Riebeeck, medico olandese incaricato dalla compagnia delle Indie Orientali di piantare alcune vigne per produrre del vino che sarebbe servito a curare i malati dallo scorbuto. Oggi in quelle zone sorge Città del Capo.
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Unire la vocazione territoriale della regione di Elgin a una profonda ricerca clonale sulle varietà allevate: è questo il fulcro del progetto che Richard Kershaw ha inaugurato nel 2012 in questo angolo di Sudafrica circondato da montagne e avvolto dal clima freddo, non dissimile da quello della Borgogna e della parte settentrionale della Valle del Rodano. Kershaw, di natali inglesi, è uno dei dieci Master Sommelier al mondo che si dedicano alla produzione di vino, l'unico nel contesto sudafricano.
La sua smisurata conoscenza del settore lo ha spinto a creare questa realtà, fondata su un approccio sartoriale alla produzione e sul matrimonio tra un terroir unico e gli specifici cloni selezionati. Ne risultano vini di nitida espressività varietale e di ampia articolazione aromatica, che recano chiara anche l'impronta sudafricana.
La vendemmia manuale avviene quando si raggiunge il picco della maturità. La fermentazione spontanea è per metà in botti di rovere e metà in vasche a uovo traspiranti e l'affinamento di 8 mesi sulle fecce.
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